ABBIATE CURA DI NOI PER POTER AVER CURA DI SE’ E DELL’ALTRO

di Luca Vitelli

 

Nei primi giorni di novembre del 2018 ci ha raggiunto un invito molto particolare da parte del nostro Vescovo. In quei giorni, infatti, ci invitava a partecipare, in rappresentanza di tutte le famiglie della diocesi, ai lavori della commissione presbiteriale sul progetto di una formazione permanente del clero per il triennio 2018-2021.

Dobbiamo confessare che, all’inizio, in noi era predominante lo sconcerto. Da una parte, perché avevamo fin da subito cercato di comprendere le ragioni di quella scelta e, dall’altra, vi era un ingenuo e mal riposto “sospetto” che ci impediva di comprendere fino in fondo quanto potesse essere significativo il nostro contributo su un tema cosi centrale per la vita di un prete.

Il primo incontro ha rimosso qualunque “riserva”, dando ad entrambe le sollecitazioni una piena quanto aperta risposta. Eravamo lì perché, in un tempo di elaborazione di un progetto che lo riguarda così intimamente, il prete ha sentito il bisogno e la necessità di ascoltare la narrazione che gli “altri” hanno di lui. Un desiderio di apertura verso quel laicato impegnato e, più in generale, verso la chiesa, ai quali è rivolta la sua vocazione.

In verità, e con maggiore complessità, tale rapporto noi-voi, da subito, è stato superato in una consapevolezza più profonda che vede il noi-voi vivere in una unità piena e vera e dove la distinzione sembra essere solo un’esigenza dialettica.

La narrazione è il luogo nel quale incontrarci e può diventare l’idea portante della formazione permanente del clero. Affinché la narrazione si dispieghi liberamente, però, ha bisogno di un prerequisito fondamentale, ossia la disponibilità autentica e coraggiosa a cercare e conoscere continuamente la Verità.

La verità, che per noi è verità nella fiducia, nella fede, informa la vita. Anzi, una fede che non si invera nella vita narra una “falsa storia”. Allora, una formazione priva dell’esperienza, ossia priva del valore della relazione umana, di una frequentazione autentica e densa, rischia di girare a vuoto e isolarsi nel valore razionale di un pro-getto senza sortire alcun effetto di rinnovamento spirituale. Del resto, è anche vero che una formazione senza un progetto si affannerebbe nella casualità e nel caos delle relazioni.

La riflessione continua – siamo infatti solo all’inizio di questo percorso che porterà al progetto finale – ma se dovessimo racchiudere in una proposizione sintetica quanto fin qui vissuto, essa potrebbe essere la seguente: abbiate cura di noi per poter aver cura di sé e aver cura dell’altro.