CORRETTA GESTIONE DEI BENI: COSA FA LO STATO PER SOSTENERE LA FAMIGLIA?

Le scelte economiche dei governi di una nazione possono influenzare le scelte della popolazione e, quindi, pilotarne i comportamenti. Se, ad esempio, si volesse svecchiare il parco auto, basterebbe dare degli incentivi per stimolare la gente a cambiare la macchina. Ovviamente, si potrebbe fare la scelta inversa: tassare sigarette e alcolici per disincentivarne il consumo.

Sono solo due semplici esempi che hanno un chiaro effetto a breve termine; se domani introducessi gli incentivi sulle auto, o aumentassi le tasse sulle sigarette, dal giorno dopo mi aspetterei già dei risultati. E fin qui “sono bravi tutti”.

Sarebbero scelte molti spendibili dal punto di vista mediatico: “Vedete, da quando siamo noi al governo abbiamo ottenuto questo risultato”.

Non tutte le scelte hanno ricadute immediate, ma necessitano di tempo per far vedere i loro frutti e, purtroppo, sono proprio quelle che, più di ogni altra, fanno la differenza tra una buona amministrazione, che guarda al futuro, e una cattiva, che pensa al più al domani prossimo.

Come abbiamo già accennato su questo giornale, in Italia, c’è un serio problema demografico che, a un anno di distanza, sta ancora peggiorando. Nel 2018, abbiamo perso altri novantamila residenti, più di tre volte Boscoreale. Meno popolazione vuol dire meno consumi, meno PIL, meno soldi per pagare le pensioni e via dicendo. Ora, tralasciando quelli che emigrano dall’Italia, quelli che restano fanno pochissimi figli.

È, quindi, chiaro che c’è un problema alla base delle famiglie che non riescono a “permettersi” un figlio. I governi hanno provato a fare qualcosa ma in modo disorganico.

Ci sono gli assegni familiari per figli e coniuge a carico, ma valgono solo se il proprio reddito deriva almeno per il 70% da lavoro dipendente. Questo vuol dire che se si è titolari di una piccola attività, che magari annaspa, se si è aperta una partita Iva ma si guadagna giusto giusto, non si ha diritto a questa misura di sostegno. Non se ne ha diritto nemmeno se il salario è da fame, diciamo 700 €, e si va a vivere con tutta la famiglia dai nonni per fittare casa e recuperare qualcosa. Quell’affitto farebbe andare sotto quel 70% e gli assegni non spetterebbero più. Succede pure se si fa qualche ricevuta per prestazione occasionale: sei onesto dichiarando il reddito e ti tolgono i sostegni. “Bella cosa”.

In secondo luogo, ci sono i famosi “80 euro di Renzi“, che dovrebbero essere un sostegno alle famiglie: se lavora solo papà, e guadagna 1800 €, non può averli, anche se ha 4 figli. Se sono, invece, solo due coniugi, ma guadagnano entrambi solo 1000 €, li prendono due volte.

Poi, ci sono i vari “bonus” per i bimbi appena nati. Ce ne sono tre, erogati tutti dall’INPS; bisogna, però, fare tre domande distinte. Due all’INPS e una al comune di residenza, che poi la inoltra all’INPS. Come per dire: “i bonus li abbiamo fatti ma facciamo di tutto per non darteli”.

Queste sono tre misure economiche in sostegno della famiglia che, in parte, si sovrappongono e, in parte, ne lasciano completamente scoperte alcune. Se si vogliono introdurre delle misure economiche serie, queste devono essere organiche e coprire tutte le famiglie e non a macchia di leopardo. Devono essere chiare e stabili nel tempo, perché metter su famiglia ed avere dei figli non è come comprare un’auto o un pacchetto di sigarette, dove gli incentivi li metti e li togli quando vuoi. Se una famiglia decide di avere dei figli, e già deve vivere con l’incertezza di un lavoro che va e che viene, non può anche stare in balia degli umori elettorali dei governi che si succedono.