IL NIDO D’INFANZIA: “CHE FACCIO… LO ISCRIVO?”

di Felicia Roga

 

Il nido d’infanzia, servizio che rientra tra le competenze fondamentali dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, ha il compito di garantire la formazione e la socializzazione delle bambine e dei bambini di età compresa tra i tre mesi ed i tre anni e di sostenere le famiglie e i genitori nel loro ruolo educativo. I nidi si presentano come luoghi accoglienti, dove i bambini sono i soggetti principali della progettualità e delle azioni degli educatori che promuovono, accompagnano, sorreggono e guidano i processi di crescita individuali e di gruppo.

L’organizzazione dello spazio, dei tempi di vita, la possibilità di sperimentarsi in attività di gioco sono mirati all’acquisizione e/o al consolidamento delle competenze sociali ed emotive dei piccoli. L’opportunità di socializzare con i pari migliora lo sviluppo sociale ed emotivo dei bambini.

Attraverso le attività ludiche, o quelle di routine legate ai momenti della merenda e del pranzo, per esempio i bambini imparano le regole per stare bene con gli altri e condividere degli spazi comuni.

Il nido d’infanzia, oltre a dare grandi opportunità di crescita sociale e cognitiva, è risaputo che susciti anche tante perplessità nei genitori, soprattutto nelle mamme: dover lasciare i propri figli specialmente se molto piccoli tanto tempo con degli “estranei” oppure per la questione “Al nido ci si ammala sempre”.

Ma una mamma che deve tornare al lavoro dopo la maternità e che non ha nonni e parenti disponibili all’azione di “babysitteraggio” oppure non può usufruire di permessi o di un orario part-time, cosa può fare?

L’unica scelta possibile è l’iscrizione ad una scuola dell’Infanzia pubblica o privata.

Dopo aver preso i contatti con gli educatori e aver dissipato i dubbi legati a questa nuova esperienza, ha inizio il tanto temuto inserimento. Le prime settimane di frequenza del bambino prevedono l’accompagnamento graduale del primo distacco attraverso la presenza al nido del genitore o altra figura di riferimento (affrontare il distacco il più delle volte è più difficile per i genitori che devono rinunciare a tenersi stretto il piccolo per diverse ore): questa fase consente al bambino di ambientarsi e di trovare nell’educatore un riferimento sicuro che lo aiuti a familiarizzare con questo nuovo “ambiente”. Questa fase è importante sia per il bambino che per il genitore che può ridurre la sua ansia osservando il bambino, intervenendo per consolarlo e instaurando un rapporto più familiare e di fiducia con gli educatori.

Ma cosa può complicare l’inserimento al nido?

Farsi prendere dall’ansia e mostrare al bambino un viso spaventato gli farà, inevitabilmente, credere che lo stiamo lasciando in un posto spaventoso in mezzo a tanti estranei!

Se la fase di inserimento è andata bene e, quindi, il bambino si è adattato con poche difficoltà al nuovo ambiente, i genitori possono stare tranquilli! Un suggerimento: se il bimbo fa i capricci davanti all’entrata o si aggrappa ad una gamba, non scappate lasciandolo in un pianto disperato, ma confortatelo promettendo che sarete lì all’uscita e che farete qualcosa insieme (cercate però di esserci davvero e non mandate nessun altro, lo avete promesso!).

 

Non sarà sempre facile ma è una fase di passaggio a cui genitori e figli si adattano. I bambini hanno assoluto bisogno di stare insieme ai propri pari per acquisire nuove conoscenze (apprendimento cooperativo) e ampliare il loro repertorio emotivo e sociale (riconoscere le proprie emozioni e quelle altrui, gestire i conflitti e diventare rispettosi e tolleranti).