CARRETTO, L’UOMO DEL DESERTO

Un cammino, il mio, che nasce, al contrario, dalle verdi colline di Spello, cittadina umbra a pochi chilometri da Assisi. Proprio la contrapposizione tra l’aridità del deserto e la lussureggiante natura di quei luoghi ci può far ben capire il messaggio che Carlo Carretto ha trasmesso a chi lo ha conosciuto o a chi ha letto i suoi scritti. Chi era Carlo? Un uomo semplice, istruito, determinato, di grande fede. Nato ad Alessandria il 2 aprile del 1910, terzo di sei figli di cui quattro si faranno religiosi, dopo il trasferimento della famiglia a Torino milita nel settore giovanile dell’Azione Cattolica e ne diventa presidente nazionale. Nel 1952 entra in disaccordo politico con la chiesa cattolica, si dimette dalla carica ed entra a far parte dei Piccoli Fratelli di Gesù, movimento fondato da Charles de Foucauld. L’8 dicembre 1954 parte per l’Algeria e per dieci anni vivrà una vita eremitica nel Sahara fatta di preghiera, silenzio e lavoro, esperienza che esprimerà in “Lettere dal deserto” e in tutti i libri che scriverà in seguito. Nel 1965 rientra in Italia e fonda la comunità di Spello.    “Nel deserto ho incontrato Dio”, mi disse quando lo conobbi nel febbraio del 1985 e mi spiegò come ciascuno può fare la stessa esperienza anche senza bisogno di andare così lontano: il deserto lo puoi trovare nella tua stanza, in un giardino, su un monte o, potrebbe sembrare assurdo, anche in una popolosa metropoli. Carlo era apparentemente burbero, scontroso, invece era bravo a celare l’immenso carico d’amore che portava dentro e distribuiva sapientemente a chi lo incontrava. Nella quiete di Spello ho trascorso sicuramente quella settimana che è stata, poi, fondamentale per andare incontro ad un’esperienza di vita che sicuramente mi avrebbe messo a dura prova per ciò che è stata fino ad oggi ed invece mi ha fatto trovare la giusta chiave per aprire porte apparentemente inaccessibili. L’idea del libro è nata grazie anche a don Alessandro che mi ha spinto a mettere su carta le mie emozioni per cercare di trasmetterle a molti e fare in modo che la figura di Carlo Carretto, fino ad oggi tenuta un po’ in ombra, fosse meglio conosciuta. Nel libro ho riportato passi salienti dei suoi scritti ed è stato difficile farne selezione perché in ogni sua frase, in ogni suo periodo, c’è tanto, veramente tanto di fede cristiana. Carlo, con l’aiuto dei contadini della zona che, in cambio del lavoro offerto da chi andava a soggiornare da lui, gli davano parte dei loro prodotti, riuscì a mettere su una comunità fatta di tante case abbandonate trasformate in eremi, in alloggi, anche di fortuna, riservati a quanti volessero trascorrere un periodo di meditazione e riflessione e fare l’esperienza del “deserto”. L’Azione Cattolica resta comunque il primo amore mai dimenticato. Quando nel 1986 contrasti interni alla Presidenza Nazionale di ACI spingono papa Giovanni Paolo II a richiamare l’associazione ad un impegno più visibile nel mondo, Carlo Carretto scrive la Lettera a Pietro in cui difende appassionatamente la “scelta religiosa” perseguita dall’ACI del nuovo Statuto e il suo Presidente Alberto Monticone. Gli eremi oggi non ci sono più: esiste solo San Girolamo, nei pressi del cimitero di Spello, dove Carlo è sepolto. Una lunga malattia lo portò alla morte la notte del 4 ottobre 1988, ricorrenza di San Francesco d’Assisi, del quale fu biografo. Una coincidenza? Chiamatela come vi pare, per il momento è accaduto…