DOBBIAMO RIPARTIRE DA CHI SOFFRE DI PIU’. LA FESTA DEL 25 APRILE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

25 aprile 1945: quel giorno l’Italia liberò se stessa. Come celebrare il 75° anniversario in epoca di Coronavirus, con le piazze e le strade necessariamente deserte? Carlo Petrini, il fondatore di “Slow food”, dà voce al mondo del volontariato e lancia un forte appello all’Italia che vuole resistere ed afferma: “Ne usciremo insieme, ricordiamoci di chi non ha casa e ha perduto il lavoro”. Il lavoro è un diritto fondamentale – come afferma la dottrina sociale della Chiesa – un bene utile perché esprime ed  accresce la dignità umana. Il lavoro è necessario per formare e mantenere la famiglia, per avere diritto ad una casa propria, per contribuire al bene comune. La considerazione delle implicazioni morali che la questione del lavoro comporta nella vita sociale induce la dottrina sociale ad additare la disoccupazione come vera calamità sociale soprattutto in relazione alle giovani generazioni. Le nuove  generazioni che, oggi, cantano “O bella ciao” e che si battono per un mondo migliore sono il germoglio di un’altra “liberazione” già in atto. Il male del Coronavirus, purtroppo, sta falciando la generazione dei partigiani, la memoria storica della lotta di liberazione dal nazifascismo, la lotta che porterà l’Italia alla Repubblica democratica. La generazione che, davanti alla distruzione della guerra, seppe, molte volte, superare gli steccati ideologici per saper scrivere e donarci la Costituzione italiana, una tra le più avanzate. Come già si evince dal primo articolo, “I’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Come la generazione del 1945 seppe ricostruire l’Italia sia sotto l’aspetto economico ma soprattutto socio-politico, così, oggi, noi tutti dobbiamo prendere esempio per la nuova ricostruzione dal nemico più subdolo, essendo un male invisibile. La ricostruzione è dare speranza, fiducia, una prospettiva. La pandemia da Coronavirus è il più grande shock economico e sociale dal secondo dopoguerra. Ci siamo dovuti tutti fermare per cercare di fermare il contagio e gran parte delle attività produttive hanno dovuto chiudere e rallentare la loro attività. Tutto questo ha aumentato la povertà, creando tutta una fascia di “nuovi poveri”, come si evince dall’opera della Caritas, della Croce Rossa, e dall’opera di tanti giovani volontari. Tutto questo ci fa ricordare che siamo un unico organismo dove le difficoltà di una parte mettono a rischio il benessere di tutti. Ora più che mai dobbiamo saper provvedere soprattutto alle esigenze dei più deboli. Concludiamo con una poesia.

 

LIBERTAS

 

Avevo scritto un tempo fa

che libertà, quale significato

volle essere per me.

Fanciullo, giovane, studente…

libertà

parola raccontata nei libri,

risuonata nelle note e melodie di,

Dalla, De Gregori, Gaber, Guccini,

libertà.

Significato, per me il vero senso di,

li-ber-tas.

E adesso,uomo maturo,docente…

libertà, parola abusata, persa nel vento…

annullata.

Allora

ricerca, ricerca docente.

Etimologia, dal latino

…li-ber-tas.