“Noi siamo il frutto delle persone che incontriamo sul nostro cammino” – Ottobre 2012

Il 15 settembre 2012 la comunità della parrocchia Immacolata Concezione di Boscoreale ha salutato calorosamente l’ex viceparroco don Luigi Vitale. Egli ha ricoperto l’incarico per tre anni e, come da lui stesso affermato, “è stato questo il tempo donatomi dal Signore per poter testimoniare l’Amore che rende liberi”. La redazione di Universo Uomo ha voluto riservare spazio e tempo a colui che spazio e tempo ha dedicato a tutti e a ciascuno.

Don Luigi, qual è stata la sua prima sensazione appena arrivato a Boscoreale?

La prima sensazione, conoscendo le persone, è stata quella di una comunità accogliente: ci sono stati gesti concreti da parte di persone che, pur senza conoscermi, mi hanno trattato come se mi conoscessero da sempre. E’ in questi gesti che si vede quanta cura c’è nei confronti dei sacerdoti per il semplice fatto di essere al servizio della comunità.

In questi tre anni si è sentito arricchito? Se sì, in cosa?

Molto. Le persone mi hanno riempito di affetto, tenerezza, simpatia, mi hanno aperto le porte delle loro case. Mi sento arricchito dal punto di vista umano ma anche spirituale: è guardando gli altri che si incontra il Signore. Ogni giorno il Signore, attraverso le manifestazioni dei fedeli, ha risposto alle domande che quotidianamente mi ponevo. Inoltre è cresciuta la mia capacità di ascolto, di vicinanza, ma anche la mia preparazione. Infatti, spesso, mi veniva chiesto di tenere incontri di catechesi e, ovviamente, mi dovevo preparare per affrontarli. In generale, posso dire di aver ricevuto tanto sia dall’incontro con le persone e sia dall’incontro con il Signore, dato dalla lettura della Parola. Noi, infatti, siamo il frutto delle persone che incontriamo sul nostro cammino.

C’è un’esperienza particolare che l’ha segnata?

Nessun episodio in particolare, ma, in generale, mi ha segnato la possibilità di vedersi circondati d’amore e d’affetto.

Pensando alla parrocchia qual è la prima cosa che le viene in mente?

Le persone. Magari questo non è neanche un paese esteticamente bello ma penso: “Come diventa bello grazie alle persone che vi abitano!”. Ho vissuto momenti di fatica, nei quali mi sono chiesto se valesse la pena spendersi così tanto. E proprio in quei momenti arrivava qualcuno a ricordarmi quanto fosse importante un semplice gesto fatto: il Signore mi dava le risposte attraverso di loro. Quando pensi di stare lì a far niente, capisci che devi continuare e che nulla è vano. Sono queste piccole cose che mi fanno essere felice di essere prete. Se, per assurdo, dovesse finire qui la mia esperienza di prete, io sarei felice di questa scelta.

Don Luigi, ci definisca questa missione.

Una missione che da solo non avrei compiuto, Lui me l’ha data. È stato bello riuscire ad essere tramite tra persone che cercano il Signore e Lui. Il Signore vuole parlarci, vuole confortare, incitare e si serve di noi sacerdoti, è questo che ha funzionato.

Ci saranno stati sicuramente dei momenti difficili. Qual è stata la sua forza?

Nulla di grande mi ha creato problemi. Se qualcosa mi ha tolto il sonno, è stata di certo solo la responsabilità di avere tante persone che si sono affidate e la paura di dire cose sbagliate, di non essere compreso. Ho cercato sempre di farmi ispirare dal bene. Quando ami ciò che fai, devi spenderti e spendersi costa fatica, impegno. Anche a rischio di essere frainteso e strumentalizzato.

Dall’esterno si è percepita grande sinergia con don Alessandro. Cosa ci può dire in merito?

C’è stata sempre grande fiducia. Chi si coinvolge, si sporca le mani e si affida; se credi in quello che dici, accetti di essere coinvolto. Don Alessandro è stato bravo a “coinvolgermi”.

E’ soddisfatto della partecipazione della comunità alle attività parrocchiali o si sarebbe potuto fare di meglio?

Si sarebbe potuto fare di meglio per le catechesi agli adulti. L’affluenza è stata limitata. Se io dico: “Ho qualcosa da dirti in merito alla tua fede” e l’interesse delle persone è reale, mi chiedo perché ci sono stati pochi riscontri. Forse non l’ho comunicato bene. Inoltre, avrei voluto fare di più per i giovani. Ci sono tanti ragazzi che sono isolati dalla comunità e mi sarebbe piaciuto farli inserire nel gruppo giovani della parrocchia, per far capire loro che è un modo bello per crescere nella fede e per coltivare amicizie.

Un pregio e un difetto della parrocchia.

Il pregio è la disponibilità al coinvolgimento. Ho visto persone che sono disposte a mettersi in gioco, ad accettare di sporcarsi per accogliere gli altri, persone disposte a lasciarsi interrogare. Sono persone capaci di voler bene. Il difetto è la poca unità all’interno della comunità, la tendenza, naturale, alla scarsa coesione.

Cosa mancherà a don Luigi di questo contesto?

Sarà il tempo a dirmi cosa più mancherà, ma credo senza dubbio le persone, i volti. So già di non trovare le stesse persone, ci sarà un altro gruppo giovani ma non sarete voi, ci saranno tante famiglie ma non saranno le famiglie di Boscoreale, questo mi mancherà.

Dopo aver ricevuto la comunicazione del vescovo qual è stata la reazione a caldo? E in un secondo momento?

Fui avvisato dal vescovo già l’anno scorso. Pensai: “C’è ancora tempo. Se ne parla l’anno prossimo”. Mi chiese di prepararmi, ed io cominciai a farlo. Quando intravedi una strada possibile e provi a cambiarla senza riuscirci, allora quella è una chiamata e bisogna fidarsi. Ho accettato di seguire il Signore lì dove mi ha chiamato. C’è un tempo per ogni missione e il tempo di interagire con la comunità di Boscoreale è stato di tre anni, questo è stato il tempo per testimoniarvi l’Amore che rende liberi.

Quali sono le aspettative per la nuova esperienza di parroco a Lauro?

Mi aspetto che il Signore mi accompagni in questa missione. Tuttavia, mi preoccupa la responsabilità di essere il parroco; sarò io in prima persona a dover prendere delle decisioni, a dover dire anche dei no. Adesso dovrò espormi ancora di più. Lui mi manda e Lui mi dà la forza. Accanto a queste responsabilità, naturalmente, vi è anche la gioia di essere parroco di una comunità.

Vuole lasciare un messaggio ai giovani?

Fidarsi e rimanere uniti. A voi dico “difendete la vostra amicizia, vogliate bene alle persone”. Crescerete ed ognuno avrà la sua famiglia, magari sarete in altri posti, ma basterà poco per ritrovarvi. Chi si isola non avrà mai una vita facile, chi sa vivere relazioni sane ha un punto di forza.

Una raccomandazione alla comunità.

Non sono in grado di fare una raccomandazione, faccio un augurio, quello di essere uniti, essere consapevoli della propria identità. Sappiate sempre di essere, insieme al vostro parroco, una bella comunità, affinché si possa dire che qui per davvero si incontra il Signore.

                                                                                                  Adriano Sorrentino

                                                                                                  Antonio Tortora

Carmela Rita De Rosa