VINCENZO FORMISANO, NUOVO PRESIDENTE DIOCESANO DI AZIONE CATTOLICA

Un’intervista per conoscere meglio il presidente “col sorriso”.

Qualche mese fa, l’Azione Cattolica diocesana ha eletto il suo nuovo presidente. Sicuramente alcuni di noi si saranno chiesti chi è Vincenzo Formisano e cosa fa nella vita. Ebbene, per rispondere a queste curiosità, lo abbiamo intervistato. Enzo, così lo chiamano tutti, è un tecnico di controlli non distruttivi. È sposato con Nadia e sono genitori di due splendide figlie, Marta e Viola. Gli piace mangiare, dormire, guardare la televisione dal divano, l’Azione Cattolica, il Napoli e le cose normali. Non gli piacciono, invece, le olive e le complicazioni inutili nei rapporti, ovvero la non chiarezza e lo stress che deriva dal non dire le cose come stanno.

Per chi volesse sapere qualche indiscrezione, in AC ci è finito per fare la posteggia a sua moglie e, grazie a lei, è stato prima educatore e presidente nella sua parrocchia di origine e, da qualche mese, anche il nostro presidente diocesano.

Enzo ama definire l’Azione Cattolica come quel luogo in cui ha capito quale è lo stile con cui si sta nella Chiesa e la si serve.  Il luogo dove ha imparato a scoprire e a mettere a fuoco anche tanti aspetti del suo carattere e del suo stare al mondo, in generale, anche nel relazionarsi.

Essere il presidente diocesano è una bella cosa, molto divertente.” – ci racconta – “Gli effetti sono soprattutto il moltiplicarsi di relazioni, di possibilità di incontro, ma anche di stimoli, di idee e suggerimenti; perché l’AC, se c’è una cosa che ti insegna, è che la fede e il tuo vissuto passa e aumenta attraverso le relazioni ed è una cosa che – conclude – mi sta arricchendo molto”.

Una cosa che ci ha incuriositi fin dall’inizio è l’hashtag #Colsorriso. Enzo spiega che,  spesso, assolutizziamo i problemi che abbiamo e ci lamentiamo quando, poi, ci sono problemi seri. Una delle cose che lo hanno spinto a pensare così è stata la testimonianza di don Andrea Santoro, missionario che fu ucciso durante una missione che, nel testamento spirituale, lasciò scritto che anche nel deserto ci sono i fili d’erba e bisognava sforzarsi di vederli. Sforzarsi di vedere i segni di bene che ci sono anche dove non ci sono è una cosa che lo accompagna tutti i giorni.

“#Colsorriso è uno stile di ricerca del bene, per non sottolineare e focalizzarsi sulle cose che non vanno, perché non siamo i calimeri delle situazioni. Quindi, bisogna provare anche a relativizzarsi”.

Enzo ha mostrato subito grande attenzione soprattutto per i giovani e ai giovani impegnati in AC dice: “Il suggerimento è di tenere tutto dentro, di respirare l’aria delle persone che educano, di parlare la loro stessa lingua. Di essere essi stessi spugne nei confronti delle passioni che hanno i ragazzi e i giovani e non intestardirsi nel voler trasmettere le proprie. È giusto, se io ho una sensibilità personale, provare a riversarla nel servizio educativo ed è una ricchezza, ma devo anche essere ricettivo nei loro confronti”.

Interrogato su una riflessione comune, ovvero la presenza sempre meno fitta di giovani nella nostra associazione, il presidente ritiene sia un problema parrocchiale più che associativo, in quanto i giovani sono pochi proprio in parrocchia. “Non è più attraente, la chiesa. Quindi, i giovani bisogna andare a prenderseli. Capire dove sono, perché sono da qualche parte. Penso che la relazione sia fondamentale, ma bisogna impegnarsi a trovare la cosa che interessa loro e che possono trovare solo da noi: tante domande legate alla fede, le grandi domande di senso sulla vita. È questa la chiave di volta: far capire di essere giovani normali che si fanno delle domande, che camminano e che possono trovare qualche compagno di strada con un congruo atteggiamento verso la vita di fede”.

Enzo ritiene fortemente che l’AC può essere vicina ad adulti e genitori aiutandoli a essere persone prima che genitori. A tal proposito, egli afferma: “Questa è una cosa importante. Da genitore, spesso dico che è sbagliato diventare figlio-centrico. I figli sono fondamentali, sono la priorità, sono la prima, la seconda, la terza cosa più importante della vita, però non possono essere anche l’ultima. Perché, nel cammino di fede, io esisto anche come persona; essi fanno parte della mia vita, ma io non posso vivere tutto in loro funzione, perché mi impoverirei e, di conseguenza, impoverirei anche loro. Lo sforzo da fare con gli adulti è, dunque, quello di provare a sradicare il fatto che vengono in parrocchia in quanto “genitori di” e il dialogo, con loro, si ferma in quanto “genitore di”. Dunque, io ti faccio venire in quanto “genitore di” ma è a te che ho qualcosa da dire, per la tua vita; che ha conseguenze anche sul modo in cui sei genitore, sul modo in cui ti comporti a lavoro, sul modo in cui stai con tua moglie o tuo marito, in cui vivi la presenza nella città, in cui vivi le relazioni. Si tratta di questo: provare a far riscoprire gli adulti nella loro totalità e non soltanto in relazione ad un ruolo, fondamentale e importante, naturalmente, come quello dei genitori. Per me c’è una differenza sottile tra l’essere figlio-centrico e l’essere genitore ed è quello il passaggio da dover fare”.

L’AC diocesana, infine, si sta sforzando sempre più, negli ultimi anni, nel cercare di tener conto di tutte le esigenze del settore adulti, riflettendo su come tener conto delle esigenze che di ogni fascia di età, cercando di trovare soluzioni capaci di amalgamare in un unico settore tutte le generazioni. È una sfida a cui si sta lavorando.

La redazione di “Universo Uomo” fa un grande in bocca al lupo ad Enzo Formisano, presidente col sorriso, anche ai tempi del Coronavirus che, ogni giorno, mostra la sua vicinanza e quella di tutta la presidenza diocesana, anche a distanza; segno che l’associazione è giovane, pur contando oltre 150 anni; un ulteriore segno di un’A.C. che sa reinventarsi ed adattarsi a tutte le vicende storiche, non perdendo mai la sua passione e la sua identità.