di fronte le difficoltà per analizzarle insieme a persone competenti e dotate di professionalità, e soprattutto di umanità. Alla base della terapia utilizzata, vi è la considerazione che è importante tutto quello che la persona ha da dire, perché le parole di ciascuno ne caratterizzano la personalità. La terapia svolta dal Centro Ascolto “Momenti Difficili” si basa sull’assunto proposto dallo psicologo statunitense Carl Rogers, secondo il quale l’individuo è dotato intrinsecamente di una forza positiva, un’energia che lo spinge naturalmente verso ciò che è il suo bene. Quando questa energia viene ostacolata, egli si trova di fronte a problemi che non gli consentono di manifestare apertamente se stesso. Compito della terapia è, quindi, quello di eliminare tali ostacoli e consentire a questa forza di operare. Emerge da ciò, che è lo stesso individuo ad avere in sé tutte le risorse necessarie per guarire, pertanto sarà egli stesso al centro del processo terapeutico. Tuttavia l’individuo ha bisogno di qualcuno che lo aiuti alla scoperta di se stesso e di questa sua capacità e forza interiore. Egli ha bisogno degli altri per crescere e così far fronte ai problemi attuali e futuri in modo più integrato. Ecco che al centro del processo terapeutico non vi è l’individuo isolato, ma l’individuo in relazione. La comunicazione, in questo senso, è vissuta come reciproca esperienza di crescita. Per questo motivo le relazioni che si instaurano nel Centro Ascolto sono relazioni d’aiuto, in cui almeno uno dei protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita e il raggiungimento di un modo di agire più adeguato. La qualità dell’accoglienza, la capacità di favorire l’incontro e la relazione di fiducia con l’altro costituiscono competenze fondamentali per il percorso del Centro Ascolto. Il dialogo di accoglienza è volto alla valutazione, da parte del soggetto, della propria storia di vita e dei suoi vissuti. Esso ha un’importanza centrale in ogni tipo di relazione, e soprattutto in quella di aiuto, perché consente di conoscersi e di imparare, grazie alla comunicazione con gli altri, a valorizzare le proprie risorse per affrontare i problemi. Un tale dialogo stimola la riflessione di sé e la consapevolezza delle emozioni, per imparare a gestirle nel modo migliore e non farsi sopraffare da esse. Per questo è fondamentale la qualità della relazione, che si instaura grazie a un incontro sicuro e accogliente con l’altro e a una comunicazione efficace. La comunicazione è, quindi, uno scambio tra due o più diversi stati di essere, tra due o più “Io” che si incontrano e si mettono al servizio dell’altro. Da qui deriva il rispetto profondo per l’altro, il cui punto di vista è importante al pari del nostro. Il dialogo, però, oltre al comunicare, presuppone l’ascoltare. L’ascolto è un tipo di comunicazione efficace utilizzata per condividere pensieri, problemi o situazioni, ma è fondamentale anche per trovare insieme ad altre persone la soluzione più adatta. Vi sono due tipi di ascolto un attivo e uno passivo. L’ascolto passivo fa si che l’interlocutore (colui che parla) comunichi al mittente (colui che ascolta) il suo stato d’animo, il mittente intanto deve prestare attenzione ed incoraggiare l’altro a parlare, non è necessariamente verbale si basa infatti sulla capacità dei due di comunicare con il corpo e con gli occhi. L’ascolto attivo è molto più complesso e si basa su delle caratteristiche particolari. Esso consiste nell’ascoltare empaticamente, mettendosi nei panni dell’altro ed accettando il suo punto di vista, lontano dal dare giudizi, consigli o suggerimenti. Questo ascolto è una modalità di comunicare che non implica il convincere gli altri della propria “verità”, ma apprendere e acquisire strumenti per prevenire litigi e contrasti, evitando malintesi. Grazie a questa modalità di ascolto è possibile entrare completamente nell’universo dei sentimenti dell’altro e delle sue personali concezioni, e vederle dal suo stesso punto di vista. Significa entrare nel suo mondo interiore e perdere totalmente il desiderio di valutarlo o giudicarlo. L’ascolto attivo favorisce l’apertura al dialogo, per cui consente di stabilire un contatto autentico con l’altro e di avviare con lui un tipo di comunicazione più proficua. L’ascolto attivo coinvolge tutto il corpo, che assume un’armoniosa “posa di accoglienza”, questo spinge l’altro a parlare e a spogliarsi di ogni pensiero. C’è da dire, quindi, che la comunicazione avviene anche e soprattutto con il corpo, con il viso e con gli occhi. Se ripensiamo al cinema muto o a Charlie Chaplin capiamo bene come sia forte, incisiva e altrettanto emozionante questa forma di comunicazione. Noi tutti comunichiamo tramite il corpo anche con noi
stessi e lo facciamo soprattutto per comprendere le nostre emozioni e gestirle. Vivere in contatto con noi stessi ci consente di vivere bene anche nelle relazioni con gli altri, perché diventando consapevoli dei nostri sentimenti, atteggiamenti, opinioni e valori, siamo di esempio agli altri e facciamo in modo che anche loro imparino a conoscersi e a comunicare. Le relazioni sono inefficaci e negative se gli individui al loro interno non comunicano a vicenda. Essi, di conseguenza, non riesco a identificare i loro problemi e quindi a risolverli. Comunicare in modo efficace consente a ciascuno di esprimere ed affrontare tensioni e conflitti, cercando soluzioni e prendendo decisioni. Come abbiamo visto, quindi, il dialogo, oltre ad essere strumento fondamentale nella relazione con gli altri, diventa uno strumento per affrontare i problemi grazie alla sua caratteristica principale di consentire un tipo di ascolto attivo, libero da pregiudizi. La comunicazione, quindi, comporta la presenza di un’interazione tra soggetti diversi, che “costruiscono insieme” una realtà e una verità condivise. L’interazione e la relazione con gli altri sono un aspetto fondamentale della vita di ciascuno di noi. Il nostro sviluppo è influenzato dal contesto sociale e dall’ambiente nel quale viviamo, in un’interazione e uno scambio reciproci. Gli altri sono fondamentali, perché grazie ad essi impariamo a stare nel mondo e ad essere noi stessi. I primi oggetti con cui entriamo in relazione sono le altre persone, che ci aiutano a crescere, a sperimentare l’ambiente e a cooperare. Senza gli altri non ci saremmo noi. L’identità personale viene arricchita dalle relazioni, che ci permettono di scoprire la nostra interiorità grazie a uno strumento speciale, che è appunto il dialogo. Le culture africane, ad esempio, hanno un modo speciale di pensare alle relazioni. Gli africani sono molto legati alle persone con le quali intrattengono relazioni e, addirittura, sono pronti a sacrificare i propri scopi a favore di quelli collettivi. Le relazioni all’interno dei gruppi sono molto intime e interdipendenti, ciò vuol dire che i membri dei gruppi si aiutano vicendevolmente e reciprocamente, dando importanza ai sentimenti e ai pensieri degli altri. John Mbiti, un prete keniota, riassume questo modo di pensare nella frase zulu: <<Ubuntu ungumuntu ngabantu>> che significa propriamente: <<Io sono, perché noi siamo>>. Ciò significa che la nostra identità e il nostro essere nel mondo implicano la presenza e l’identità delle persone che ci circondano. Data l’importanza delle persone per noi ciò che dobbiamo fare per vivere senza difficoltà è imparare a comunicare con gli altri. Utilizziamo il dialogo come strumento per aprirci allo scambio con gli altri, come strumento per affrontare le difficoltà e per conoscere noi stessi. Anche se non ce ne accorgiamo il dialogo è l’arma più potente di cui disponiamo per vivere bene nel mondo, per cui nostro compito è quello di imparare ad utilizzarla per condividerci e non dividerci.
Valentina Varriale