“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta” – Giugno 2014

Due Giugno, Festa della Repubblica. Per molti, per tanti, il primo giorno di festa di giugno per andare al mare. Ma qual è il senso di questa festa, che cosa abbiamo mai da festeggiare? Il 2 giugno è il “compleanno” della nostra repubblica. Sono infatti passati quasi 60 anni (2 e 3 giugno 1946) da quando, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, per la prima volta tutti gli italiano furono chiamati a decidere delle sorti del proprio paese. Monarchia o Repubblica? Le urne decisero per la repubblica, il re fu esiliato e nacque la “Repubblica Italiana”. Invero il voto fu un po’ condizionato dall’esito della guerra. Dopotutto il re e Mussolini ci avevano fatto iniziare una guerra che non eravamo affatto in grado di affrontare. Ci eravamo liberati di Mussolini, ora toccava alla monarchia.
Ma ci è davvero convenuta questa Repubblica? Decidere autonomamente del proprio destino, poter eleggere i propri rappresentanti, non avere qualcuno lì che comanda, mangia e beve a spese mie solo perché è nato re…
Oggi abbiamo la repubblica: chi comanda, mangia e beve lo eleggiamo noi e possiamo eleggere chi vogliamo. Oppure no?
Nel 1951, l’economista premio nobel Kenneth Arrow, studiando i vari sistemi di voto esistenti e cercando di definire delle proprietà che un sistema di voto dovesse ragionevolmente avere sintetizzò queste 3 proprietà: 1) se ogni elettore preferisce X a Y allora X viene eletto; 2) se in una scala di preferenze tutti preferiscono X a Y, cambiando l’ordine delle preferenze intermedie tra X e Y, X deve continuare vincere; 3) non c’è alcun dittatore ovvero qualcuno che abbia “l’ultima parola”.
Ebbene, Arrow dimostra in modo matematico e formale che non esiste alcun sistema di voto che possa garantire queste tre condizioni a meno che non ci siano solo 1 candidato. Questo fa capire che qualsiasi sistema di voto è in qualche modo manipolabile il che spiega perché spesso, a ridosso delle elezioni, si vogliano cambiare le leggi elettorali. In questo modo si cerca di manipolare l’esito delle elezioni facendo credere che sono gli elettori a scegliere.
Una interpretazione semplicistica del teorema di Arrow è che “il solo sistema di voto non manipolabile è la dittatura”. E qui il cerchio si chiude. Ci siamo liberati dalla Monarchia perché volevamo la libertà di sceglierci chi comanda e ci siamo accorti di non poter scegliere. E c’è di più: almeno quando c’è un re che governa per 50 anni deve prendersi onori e oneri del proprio operato mentre adesso, con l’alternanza continua, non si sa mai chi ha fatto cosa.
Ma allora, non stavamo meglio quando stavamo peggio?

Edmondo Di Tucci