Gli incendi dolosi sul Vesuvio e l’Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune”

Nel 2011 la New Open World Corporation stilò l’elenco ufficiale delle Sette Meraviglie del Mondo Naturale, invitando gli utenti del web ad esprimersi attraverso il voto.

All’epoca ci fu una grande mobilitazione a favore del Vesuvio, ma, nonostante l’impegno attraverso articoli e campagne sui social network, il Gigante ed il suo maestoso paesaggio non riuscì a battere la concorrenza, venendo escluso nella selezione finale.

Se la competizione venisse ripetuta oggi, il “nostro” vulcano non riuscirebbe a superare le eliminatorie. Senza, tuttavia, averne colpa, visto che la lunga distesa verde che lo ricopriva è letteralmente sparita a causa degli incendi appiccati durante la stagione estiva.

Al di là delle disquisizioni relative al movente di questa campagna di odio e dei riscontri investigativi che stanno raccogliendo i carabinieri forestali del generale Sergio Costa, non possiamo non interrogarci sul significato di quanto è avvenuto.

Come comunità di uomini e donne di fede abbiamo fatto tutto il possibile per evitare che tale scempio venisse portato a compimento? Un riflessione del genere non può prescindere dai contenuti della Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune”.

Papa Francesco ci invita ad avere consapevolezza delle ricchezze di cui disponiamo.

Il Vesuvio, da questo punto di vista, è uno scrigno prezioso per il nostro territorio con i suoi vigneti e frutteti – che hanno garantito il sostentamento di tante famiglie – e con la straordinaria varietà di specie animali e vegetali. Senza contare gli effetti che ha prodotto in termini di attrattiva per centinaia di migliaia di turisti e, dunque, le ripercussioni sociali ed economiche legate ai posti di lavoro sorti grazie ai flussi di visitatori.

Questa percezione del Vesuvio come risorsa, forse, non l’abbiamo mai avuta. In caso contrario avremmo certamente fatto qualcosa per fermare il fenomeno dell’abbandono di rifiuti che è andato avanti per decenni nell’indifferenza generale. Lo stesso dicasi per l’abusivismo edilizio, altra piaga del territorio, mai debellata.

Ritenere che l’unico colpevole dello sfacelo sia l’Ente Parco del Vesuvio è troppo riduttivo e semplicistico, ferme restando le responsabilità di chi avrebbe dovuto gestirlo con maggiore rigore.

Eppure sarebbe un grave errore cedere alla disperazione e pensare che il processo in atto sia inarrestabile. Non tutto è perduto, grida il Santo Padre, perché “gli esseri umani, se, da un lato, sono capaci di degradarsi fino all’estremo, dall’altro possono ritornare a scegliere il bene”.

Per invertire la rotta, dunque, occorre cambiare il nostro approccio nei confronti della natura: rinunciare all’egoismo ed al senso di onnipotenza che ci conduce a credere di dominare tutto quello che ci circonda. Non a caso, riferendosi proprio agli incendi, il cardinale Crescenzio Sepe, ha sostenuto che “l’autore di questa tragedia di così grande proporzione è l’uomo, l’uomo assassino, l’uomo violento, l’uomo egoista, l’uomo che non ha rispetto per niente e per nessuno, l’uomo che aggredisce la natura e viola le leggi, l’uomo che ha usato la sua mano assassina per mettersi contro la natura e contro Dio, contro altri fratelli e contro il bene comune”.

Il Vesuvio, la sua vegetazione e la fauna devono essere a disposizione di tutti. Nessuno ne deve fare un abuso o un uso smodato ed incontrollato che vanificherebbe questo “tesoro”. Avere consapevolezza di ciò, eviterà il ripetersi di scene come quelle viste in estate…