IL FONDAMENTO E IL FINE DELLA COMUNITA’ POLITICA AL TEMPO DELL’EMERGENZA SANITARIA

L’autorità politica deve garantire la vita ordinata e retta della comunità, senza sostituirsi alla libera attività dei singoli e dei gruppi, ma disciplinandola e orientandola, nel rispetto e nella tutela dell’indipendenza dei soggetti individuali e sociali, verso la realizzazione del bene comune.

L’autorità politica è lo strumento di coordinamento e direzione mediante il quale i singoli e i corpi intermedi si devono orientare verso un ordine le cui relazioni, istituzioni e procedure siano al servizio della crescita umana integrale. L’esercizio dell’autorità politica, infatti, “sia nella comunità come tale, sia negli organismi che rappresentano lo Stato, deve sempre essere praticato entro i limiti dell’ordine morale e costituzionale, per procurare il bene comune, concepito, però, dinamicamente, secondo un ordinamento giuridico legittimamente definito o da definire. Allora, i cittadini sono obbligati, in coscienza, ad obbedire”. E’ questo il pensiero della dottrina sociale della Chiesa Cattolica.

Per questo motivo, i decreti della Presidenza del Consiglio emanati in questo particolare periodo di emergenza vanno rispettati, anche nel caso in cui limitano la libertà della persona come singola o di gruppo.

D’altra parte, “la libertà personale è inviolabile”, come recita l’art.13 della Costituzione della Repubblica. Ed il valore della libertà, in quanto espressione della singolarità di ogni persona umana, viene rispettato quando, a ciascun membro della società, è consentito di realizzare la propria personale vocazione, cercare la verità e professare le proprie idee religiose, culturali e politiche, esprimere le proprie  opinioni, decidere il proprio stato di vita e, per quanto possibile, il proprio lavoro, assumere iniziative  di carattere economico, sociale e politico. Ciò deve avvenire entro un solido contesto giuridico, nei limiti del bene comune e dell’ordine pubblico e, in ogni caso, all’insegna della responsabilità.

Perché, oggi, viviamo la limitazione della libertà? La risposta ci viene data dalla Costituzione della Repubblica. L’articolo 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Prima di tutto, tutelare la salute, come afferma anche il prof. Francesco Paolo Casavola in un’ intervista al “Mattino” di Napoli. Il prof. Casavola, già presidente della Corte Costituzionale, così continua: “Partiamo, subito, da una premessa necessaria, che ci aiuta meglio a capire: i decreti del governo sono stati dettati da esigenze davvero straordinarie e imprevedibili. L’art. 32 – afferma Casavola – parla di tutela della salute come, si badi bene, ‘fondamentale’ diritto dell’individuo e interesse della collettività”. L’aggettivo fondamentale non è inserito a caso e non è usato frequentemente nella nostra Costituzione. Significa, in concreto, che il diritto alla salute, che è il diritto alla vita, ha precedenza sugli altri.