LA SCUOLA ITALIANA ALLE PRESE CON LA DIDATTICA A DISTANZA

In seguito all’esplosione dell’emergenza Coronavirus, anche il mondo della scuola si è dovuto adattare. Sin dall’inizio, infatti, sono stati presi una serie di provvedimenti che hanno avuto l’obiettivo di non permettere il completo stop delle attività didattiche e di salvaguardare l’anno scolastico.

Fin da subito, la scuola si è attivata, in primis, con la didattica a distanza. Agli studenti italiani delle scuole medie inferiori e superiori era del tutto sconosciuto questo nuovo modello di fare scuola, pur trovandosi, di fatto, catapultati in una realtà, come quella del web, che li vede già protagonisti. D’altro canto, sembrano proprio gli insegnanti ad avere maggiori difficoltà, unitamente a tutti gli studenti delle scuole primarie. Questi ultimi, infatti, hanno bisogno di essere coadiuvati da un adulto per il corretto utilizzo di internet. Non mancano le criticità evidenziate dai docenti, costretti a stare ore intere al computer per connettersi con gli alunni per la lezione in videoconferenza e soprattutto per la non dimestichezza con le funzionalità della didattica a distanza. Discorso diverso per le famiglie. Molti, infatti, sono i nuclei familiari che non possiedono un computer, oppure ne hanno un numero insufficiente per soddisfare le esigenze di tutti i figli in età scolare. Proprio, con l’ultimo decreto scuola la didattica a distanza è divenuta obbligatoria per il completamento dell’anno scolastico, che non sarà perso.

Con lo stesso decreto, il governo si è attivato per dare risposte adeguate ai maturandi che quest’anno dovranno svolgere l’esame di stato. Nel peggiore dei casi, cioè nel caso in cui si dovesse ritornare a scuola dopo il 18 maggio (ipotesi al momento più probabile), si procederà con la sola prova orale. I membri della commissione saranno tutti interni, eccetto il presidente. L’esame di terza media, d’altra parte, non si farà.  Importanti notizie arrivano anche per i docenti. Ci saranno 4500 assunzioni di personale docente, per recuperare parte dei posti liberati nell’estate del 2019 da “Quota 100”, mentre slitta l’aggiornamento delle graduatorie d’istituto per il 2020/21, causa problemi di digitalizzazione.

Provvedimenti, principalmente quelli riguardanti la didattica a distanza, che non trovano unanime consenso. Rispetto al lavoro fatto in questi primi giorni d’emergenza e ai provvedimenti annunciati ieri, la preside dell’Istituto Comprensivo II Dati di Boscoreale, Pasqualina Del Sorbo, evidenzia le problematiche venutesi a creare con l’emergenza Covid-19. “Abbiamo fatto di tutto per raggiungere la maggior parte degli alunni, ma sono innegabili le difficoltà che troviamo. – spiega – Rischiamo, infatti, di perdere ancora di più i ragazzini a rischio dispersione. Non ci rispondono e, seppur rispondono al telefono, poi, non hanno voglia di fare”. Amarezza della preside su alcune delle ultime scelte ministeriali. “C’è rammarico per la scelta della promozione automatica – argomenta – perché noi avremmo, comunque, saputo valutare i ragazzini tenendo conto della complessità della situazione. Visto che saranno tutti promossi, chi ha poca volontà continuerà a fare poco. Poi, d’improvviso, la didattica a distanza è diventata obbligatoria. I docenti hanno già fatto qualcosa di eccellente, stravolgendo tutta la didattica, cercando di arrivare a raggiungere quanti più alunni possibili e facendo molto di più di quello che fanno normalmente. Nel momento in cui si dice, a due mesi dalla fine dell’anno scolastico, che gli allievi saranno valutati ma saranno tutti promossi, è chiaro che nasce il dispiacere”.

Altra nota dolente. Anche con i fondi in dotazione per i dispositivi tecnologici, non si riesce a raggiungere tutta l’utenza. “I fornitori non ne hanno per tutti gli allievi. – spiega ancora la preside – Mettendo insieme nuovi acquisti e quelli che già abbiamo, al massimo, potremo fornire i dispositivi a 150-160 alunni, ma non potremo mai fornirli a tutti. Quindi, ognuno sarà costretto a farlo a proprie spese. Raggiungeremo altri cinquanta alunni, massimo sessanta, non di più. Li consegneremo o direttamente noi o con l’ausilio della Protezione civile. Poi, c’è il problema delle connessioni internet a casa. Forse, era il caso che il Governo obbligasse i grandi della telefonia a potenziare la rete e farla diventare free per tutti perché, in questo modo, avremmo almeno risolto il problema della connessione. Alcuni ragazzi hanno solo la connessione con i giga sui telefonini, ma, a casa loro, non hanno la rete wi-fi. A questo, si aggiungono le difficoltà tecniche, soprattutto per i piccoli dell’infanzia che, tra l’altro, hanno bisogno del contatto quotidiano. I dispositivi li forniremo prima ai ragazzini più grandi e, gradualmente, fino alla primaria ma non arriveremo mai a coprire tutti”.

 

Redazione