L’OPERA DI MONS. RUSSO

Accogliere chi non ha casa o chi non ha una famiglia. Sono entrambe missioni forti, emblematiche di un atteggiamento di servizio, volto a coltivare un seme di speranza. La casa rappresenta il porto sicuro, il luogo in cui trovare ristoro dopo una lunga giornata di lavoro. È il simbolo del calore e degli affetti, della gioia, della serenità e della famiglia. Destinatari o beneficiari di tale accoglienza, oggi, possono essere varie categorie di individui, accomunati da quell’esigenza profonda di tranquillità e pace scolpita nei cuori delle esistenze più bisognose. In questa direzione, si inserisce l’opera di mons. Raffaele Russo, ex parroco dell’Immacolata Concezione di Boscoreale, oggi rettore della Basilica di Maria SS. della Neve a Torre Annunziata, che si è concretizzata, in tempistiche diverse, sia nell’accoglienza di bambini e madri maltrattate, sia nell’ospitalità di senzatetto ed ha trovato in una struttura limitrofa alla basilica, un ex orfanotrofio, il proprio appoggio strutturale per concretizzarsi all’interno di una realtà difficile. Una struttura di quattro piani, con circa cinquanta stanze a disposizione, che monsignor Russo riuscì, nel 2002, a “strappare” al Comune di Torre Annunziata. “Trovammo una forma benevola d’accordo. – racconta il rettore – Venne approvata una delibera, con cui mi fu data la struttura in comodato d’uso per i primi nove anni. Adesso sono già passati diciassette anni ed il comodato è già stato rinnovato per la seconda volta”. Un’opera che fu possibile realizzare solo grazie al coinvolgimento dei fedeli. “Chiesi – spiega don Raffaele – un fiocco di neve per la ristrutturazione dell’orfanotrofio. Ci fu grande generosità e solidarietà, tanto che presi a lavorare i giovani del quartiere come falegnami, manovali, idraulici”. Dopo un anno, già vi fu l’inaugurazione dei primi locali (aule per la catechesi e studi medici) e del salone di cento posti. Soltanto in un secondo momento si concretizzò il vero e proprio progetto di accoglienza. “Sposai – aggiunge don Russo – un progetto regionale per finanziare un piano d’accoglienza per bambini e mamme maltrattate, grazie al quale abbiamo assunto dieci dipendenti ed abbiamo lavorato per quattro o cinque anni con ragazzi dai 7 ai 14 anni di età e con le mamme maltrattate. Si è trattata di una bellissima esperienza”. Interrotta, però, a causa di vicissitudini, perlopiù, politiche. Tuttavia, i piani di ristrutturazione e accoglienza non terminarono qui. “Sempre all’interno dell’ex orfanotrofio, riuscii a ristrutturare altre aule ed a sistemare alcune stanze per poter fare un’accoglienza per i senza fissa dimora”. Al loro interno, furono ospitate tre famiglie che vivevano in palazzo Fienga (bene sequestrato al clan Gionta ndr) ed una di esse vi dimora ancora, insieme ad altri quattro ospiti. Un nuovo progetto riguarda, poi, l’ultimo piano dell’ex orfanotrofio, che il Comune ha, oggi, avocato a sé per accedere ad un finanziamento che permetterebbe la costruzione di un ascensore e la realizzazione di una sorta di casa-famiglia per disabili. “Si creerebbero in questo modo – chiude mons. Russo – anche opportunità lavorative per le persone del quartiere dell’Annunziata.  Oggi, tutta la struttura, che era in stato di abbandono, è messa a disposizione sia della collettività religiosa sia della città di Torre Annunziata ed abbiamo risolto uno tra i più grandi problemi del territorio, ossia l’assistenza ai senza fissa dimora”.