COVID-19 NON TI TEMO: AZIONE CATTOLICA 2.0

Ce lo siamo detti molte volte, spesso anche con poca convinzione, che l’Azione Cattolica, in tutta la sua storia, non sarebbe mai passata di moda. Che non sarebbe rimasta indietro, che sarebbe mutata e si sarebbe plasmata per essere sempre al passo coi tempi. Ce lo accennava anche Marco Iasevoli nel suo ultimo discorso da presidente Diocesano e ce lo ricordano Vincenzo Formisano, il nostro nuovo presidente diocesano, e tutta la sua equipe che, in questi giorni di grande confusione, stanno mettendo in campo tutto il loro estro per riuscire ad essere presenti nella lontananza.

Fino a qualche mese fa, se me lo avessero chiesto, avrei risposto che l’Azione Cattolica è quel luogo in cui mi sento a casa pur essendo fuori dalle mie mura domestiche; che è il miglior modo che esista per fare esperienza di Cristo. Perché l’Azione Cattolica è fatta di volti, di sguardi, di sorrisi, di abbracci. Il ricordo più bello che posso avere della mia esperienza in AC è, senz’altro, non un incontro in particolare, ma quella sensazione di cura, di calore. Perché se c’è una cosa che sappiamo fare bene, questa è il prenderci cura del bene comune e dell’altro. Non ci è mai mancata e non manca neanche adesso che il coronavirus, ci costringe a casa, ad una vita fatta di sacrificio, ansia e paure. Dunque, a tutto questo aggiungerei, oggi, che L’AC riesce ad avere la stessa cura e la stessa passione anche quando la releghi dietro a uno schermo. Sì, parchè noi siamo più forti e più tenaci di qualsiasi germe. Perché l’associazione NON SI FERMA, si TRASFORMA. E, allora, con grande responsabilità, restiamo a casa e compiamo il nostro sacrificio per il bene dell’umanità.

Attenzione però, perché quel #restoacasa, per il socio di AC, non è e non deve essere uno slogan. È una cosa seria. Restare a casa, in questo momento, significa prendersi cura del creato, dei nostri padri, dei nostri amici, dei nostri amori. Restare a casa, significa mantenere viva la speranza che alimenta le nostre vite e limitare, il più possibile, l’avanzata di quel virus che la mia nipotina chiama “germe”. Ma non significa affatto FERMARSI, anzi, tutt’altro.

L’Azione Cattolica non molla un centimetro e, grazie alla tecnologia, continua ad essere più attiva che mai. WhatsApp, Facebook, Skype e chi più ne ha, più ne metta. Attraverso questi canali siamo riusciti a non farci mancare l’incontro, continuando a farne tesoro.

Dopo due settimane di #restoacasa, mi verrebbe da dire: “Cari miei, mo’ che usciamo di casa, prima vi abbraccio tutti, poi, per cortesia, fatemi stare solo…”

Eh già: Solo. Perché quel telefono continua a squillare ogni minuto. Il sabato sera la riunione è su Skype, la domenica mattina si va a messa “in salotto”. Don Alessandro celebra in streaming ed io, anche se con un vuoto dentro, sono lì. Ogni mattina la Diocesi è alla radio con argomenti accattivanti che ci accompagnano per tutto il giorno. La sera, alle 20, preghiamo tutti insieme con un salmo. E sabato, 21 marzo, per due ore si sono intasate le reti di WhatsApp per la caccia al tesoro virtuale, cui hanno preso parte i gruppi giovani e i 12/14 di tutta la Diocesi di Nola.

Beh, che dire. Noi ce la stiamo mettendo tutta. Stiamo trovando il modo di dare un senso a queste giornate, per aprirci alla speranza e, soprattutto, all’intelligenza e alla ragione. Per il nostro bene e per il nostro futuro. Per una battaglia da vincere non con le armi, ma con coscienza e tanta, ma tanta, responsabilità.