IL SENSO DEL 2 GIUGNO: NE SIAMO REALMENTE CONSAPEVOLI?

La Festa della Repubblica cade, come sappiamo (o dovremmo sapere) il 2 giugno, giorno in cui, nel 1946, “gli italiani dovettero scegliere tra essere sudditi in una monarchia o essere liberi in una repubblica”, per riprendere alla lettera le parole del sindaco di Boscoreale, Antonio Diplomatico, pronunciate in occasione della celebrazione della ricorrenza, concretizzatasi nella deposizione di una corona di alloro al Monumento ai Caduti di tutte le guerre e nella cerimonia dell’alzabandiera. Una scelta che, in quel determinato momento storico, rappresentava il crocevia del destino del nostro paese, dilaniato dalla guerra e dal regime fascista. Una scelta, in ogni caso, difficile e non certo scontata, considerata la popolarità di cui godeva la monarchia sabauda specialmente nei territori dell’Italia meridionale, in cui prevalse nettamente la preferenza monarchica. Ed anche nella stessa Boscoreale, come si evince da alcuni racconti di reduci di quell’epoca. L’esito, favorevole alla Repubblica, come è pacifico evincere, segnò il passo della storia italiana. Oggi, una questione fondamentale si pone all’orizzonte: siamo realmente consapevoli dei veri significati di tale ricorrenza? Sentiamo, come cittadini, quel profondo senso di appartenenza al nostro Stato che questa festa, intende, in qualche modo, coltivare e rinnovare? Una risposta tra le tante, purtroppo negativa, è venuta proprio dal nostro stesso sindaco che, sempre in occasione delle celebrazioni, ha lanciato un invito ai giovani per sensibilizzarli alla tutela dei propri diritti e alla cura della “cosa pubblica”. “Purtroppo – ha affermato Diplomatico, dopo essersi focalizzato sul tema della “res publica”, così come concepita dagli antichi romani – si tratta di una festa dimenticata, poco studiata, ma che è, tuttavia, alla base di tutte le nostre libertà. Questa stessa festa è sinonimo di libertà. È grazie a ciò che questa festa rappresenta che noi siamo i proprietari di noi stessi”. Insomma, Diplomatico richiama, in buona sostanza, il concetto de “Lo Stato siamo noi”, tanto caro ad un giurista d’eccezione quale Piero Calamandrei. Il rischio identificato dal giurista, in uno dei suoi articoli, era quello di una “Festa dell’Incompiuta”, riferendosi, in questo modo, nel 1951, alla Costituzione che, celebratasi, appunto, il 2 giugno, rischiava di essere lettera morta poiché non attuata. Ed è in un certo senso lo stesso rischio di oggi: dimenticare le nostre radici, i nostri ideali, il nostro essere costruttori e responsabili della società a cui apparteniamo.