EUROPEE 2019: TRE FENOMENI DA VALUTARE

A cinque anni dalle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo siamo stati chiamati nuovamente ad esprimere il nostro voto. In cinque anni sono cambiate molte cose, sia in Italia che in Europa. Sono stati gli anni del quasi default economico della Grecia e le impennate dello spread per tutti quei paesi con un pesante debito pubblico (Italia, Spagna, Grecia, Irlanda, Portogallo,…), delle missioni di salvataggio nel mediterraneo (Mare Nostrum, Triton) e dei relativi tentativi di ricollocamento dei migranti con alcuni paesi che hanno fatto finta di niente, dell’ascesa degli euroscettici, fino al referendum nel Regno Unito per uscire dalla Unione Europea che, fin qui, ha portato, di fatto, a nulla. In questo clima di crescente scetticismo nei confronti dell’Europa unita, ci si aspettava una grossa ascesa dei partiti euroscettici e, invece, il vecchio continente ha dato un colpo di reni. Abbiamo assistito a tre grandi fenomeni. Il primo: l’avanzata dei partiti euroscettici, nazionalistici e tendenzialmente di destra (Le Pen in Francia o Salvini in Italia). Partiti che parlano alla pancia dell’elettorato, che fomentano la paura e l’odio per il diverso (l’immigrato, lo zingaro, il ladro, il cittadino comunitario dell’est che ti soffia il lavoro) e che cercano sempre un nemico contro cui combattere (Nel Regno Unito il referendum sulla Brexit fu vinto raccontando che “l’Europa ci ruba i soldi” salvo poi scoprire all’indomani del referendum che non era vero. Quegli stessi che mentirono, ora, per farsi votare, hanno raccontato che è possibile uscire dall’Unione Europea con uno schiocco di dita, senza alcun accordo. Vedremo se sarà vero.). Il secondo: l’arretramento dei partiti di rottura, tipo il M5S in Italia. Partiti che hanno da sempre avuto come spinta elettorale il fatto di essere “nuovi”, ma che ora non lo sono più e che sono a corto di idee. Non basta farsi eleggere, dopo bisogna anche fare e saper fare bene. Il terzo: l’inaspettato ritorno, soprattutto nel nord e centro Europa, dei Verdi e dei movimenti ecologisti. Potremmo chiamarlo “effetto Greta Thunberg”, la ragazzina svedese che questa primavera ha risvegliato le coscienze ecologiste in Europa. I temi dell’ambiente sono temi concreti, per cui in molti paesi europei si sono combattute aspre battaglie e per i quali c’è molta attenzione. Noi qui, invece, non riusciamo a controllare 24Km di fiume Sarno. Un dato importante è la maggiore affluenza alle urne, segno che i cittadini stanno ricominciando a credere nelle istituzioni europee. La nuova guida del parlamento europeo sarà, con molta probabilità, una alleanza tra Popolari, Socialisti e Verdi e, purtroppo, in questi gruppi la rappresentanza italiana non è folta. In Italia c’è stata una grossa avanzata della Lega, con oltre il 33% delle preferenze, che, a questo punto, andrebbe all’opposizione, seguita dal PD, al 22%, che ha recuperato qualcosa rispetto alle scorse politiche e il M5S che è ripiombato al 18%, ben al di sotto delle scorse elezioni europee. Ci sono, poi, la rediviva Forza Italia con Berlusconi che, dopo la cacciata degli scorsi anni, dovrebbe diventare parlamentare europeo e Fratelli d’Italia. Tutti gli altri sono al di sotto della soglia di sbarramento del 4%.